E’ la somma dei sacrifici di ogni stagione e rivolti sempre
agli stessi, che è insopportabile. E' come per quegli amici, che in allegria andarono a cena, una, due, tre, numerose volte, ma il conto, sempre in allegria, veniva
presentato e pagato solo da uno del gruppetto. Prima o poi l’armonia si sarebbe
rotta. Le prime volte il poveretto pur non essendo d’accordo e stortando il
muso aveva pagato ma sempre con un poco di amaro in bocca. Le volte successive
cominciò a tossire e sventolare il foglietto, provò a parlarne serenamente ma
nulla, gli amici facevano gli gnorri.
Anzi le prime volte sorridevano, sghignazzavano,
poi presero a sganasciarsi dalle risate e tra le risa cercavano di dire che erano
dispiaciuti, ma era la consuetudine- “hai sempre pagato tu, continua farlo, no! Non vorrai rompere questa armonia, questa abitudine di sempre?” Egli allora perse il suo consueto self
control e con tono deciso disse che non era giusto ciò che succedeva ogni volta
che c’era da pagare un conto. Disse che era un sopruso e che tra “amici” non ci
si comporta così, magari ognuno avrebbe dovuto pagare secondo le sue
possibilità, ma certo non poteva continuare questa disparità di trattamento che
si verificava puntualmente.
Nulla, questi non intendevano ragione. Poi la
collera accumulata nel tempo trovò sfogo e la voce si fece più forte
trasmettendo una rabbia che saliva da un profondo quasi sconosciuto fino a
diventare irrefrenabile. La collera per quanto ricevuto in risposta,
l’ingratitudine e la disconoscenza della dignità, presero fuoco e come dotato di
una forza sovrumana, l’uomo fattosi porpora in viso, dopo un attimo di sospensione,
emise un ruggito come fosse un leone autentico, ruggito che raggelò i presenti
ed ogni oggetto che era presente nel locale. “Oggi pagherete voi" –disse rivolto
agli amici, come mai lo videro e sentirono - "non potete immaginare la forza che
acquista chi viene privato della dignità e fatto oggetto di scherno e di
continue ingiustizie” concluse l’uomo ritrovando se stesso in quel gesto di pazzia.
Ora applicate questa immagine ai sacrifici delle manovre finanziarie e ai
risanamenti dei bilanci, quando per essere riassestati, i governanti si
rivolgono sempre e solo ai soliti noti e mettono invece in carico a loro e alla
loro parte, unicamente il conto della manicure. La giustizia, l’equità possiedono una dignità
che non andrebbe mai sottovalutata. L’armonia vive dove regna la consapevolezza, vive dove abita la ragione, l'equità fatta di partecipazione, non di soprusi, di disparità, di privilegio di pochi, di furberie, di scherno verso chi ha coscienza del
bene proprio e collettivo nel proprio Paese.
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