mercoledì 30 novembre 2011

Dove abita l'equità


E’ la somma dei sacrifici di ogni stagione e rivolti sempre agli stessi, che è insopportabile. E' come per quegli amici, che in allegria andarono a cena, una, due, tre, numerose volte, ma il conto, sempre in allegria, veniva presentato e pagato solo da uno del gruppetto. Prima o poi l’armonia si sarebbe rotta. Le prime volte il poveretto pur non essendo d’accordo e stortando il muso aveva pagato ma sempre con un poco di amaro in bocca. Le volte successive cominciò a tossire e sventolare il foglietto, provò a parlarne serenamente ma nulla, gli amici facevano gli gnorri.


Anzi le prime volte sorridevano, sghignazzavano, poi presero a sganasciarsi dalle risate e tra le risa cercavano di dire che erano dispiaciuti, ma era la consuetudine- “hai sempre pagato tu, continua farlo, no! Non vorrai rompere questa armonia, questa abitudine di sempre?”  Egli allora perse il suo consueto self control e con tono deciso disse che non era giusto ciò che succedeva ogni volta che c’era da pagare un conto. Disse che era un sopruso e che tra “amici” non ci si comporta così, magari ognuno avrebbe dovuto pagare secondo le sue possibilità, ma certo non poteva continuare questa disparità di trattamento che si verificava puntualmente.

Nulla, questi non intendevano ragione. Poi la collera accumulata nel tempo trovò sfogo e la voce si fece più forte trasmettendo una rabbia che saliva da un profondo quasi sconosciuto fino a diventare irrefrenabile. La collera per quanto ricevuto in risposta, l’ingratitudine e la disconoscenza della dignità, presero fuoco e come dotato di una forza sovrumana, l’uomo fattosi porpora in viso, dopo un attimo di sospensione, emise un ruggito come fosse un leone autentico, ruggito che raggelò i presenti ed ogni oggetto che era presente nel locale. “Oggi pagherete voi" –disse rivolto agli amici, come mai lo videro e sentirono - "non potete immaginare la forza che acquista chi viene privato della dignità e fatto oggetto di scherno e di continue ingiustizie” concluse l’uomo ritrovando se stesso in quel gesto di pazzia. 

Ora applicate questa immagine ai sacrifici delle manovre finanziarie e ai risanamenti dei bilanci, quando per essere riassestati, i governanti si rivolgono sempre e solo ai soliti noti e mettono invece in carico a loro e alla loro parte, unicamente il conto della manicure.  La giustizia, l’equità possiedono una dignità che non andrebbe mai sottovalutata. L’armonia vive dove regna la consapevolezza, vive dove abita la ragione, l'equità fatta di partecipazione, non di soprusi, di disparità, di privilegio di pochi, di furberie, di scherno verso chi ha coscienza del bene proprio e collettivo nel proprio Paese. 

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