Quello che resta della solarità, della chiarezza, del libero pensiero si è oscurato nel giorno della diciottesima ricorrenza del ricordo della strage di via D’Amelio dei giudici Falcone, Borsellino e dei cinque poliziotti della sua scorta, Agostino Catalano, Walteri Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina., simboli della lotta alla mafia e alle connivenze politiche. Gli atti, da sempre ci raccontano attraverso gesti simbolici, la compiacenza o il disprezzo di cose e persone, e abbattere il simbolo dell’onestà intellettuale, della ricerca della legalità e della giustizia è indubbiamente un atto di disprezzo, (lungi da noi tutti l’idea di speculare sull’episodio in sé). Forse i responsabili verranno individuati, forse, ma ciò accaduto in un momento delicatissimo in cui importanti rappresentati dello stato vengono coinvolti a vario titolo in indagini, tutte da approfondire, che li indicherebbero come organizzatori di malaffare, corruttele e apparati di poteri occulti. Pur con tutta la cautela e la serenità che possediamo, come facciamo a non vedere il nesso diretto tra le intercettazioni