Che c’è di santo nelle ferite putride e macilente di arti, occhi, braccia gambe, di esseri umani che strisciano lungo le vie di una qualsiasi città di qualsiasi posto povero del mondo. Che c’è di santo, nella differenza delle caste, nelle credenze che mutilano le bambine, nelle credenze che impediscono anche il solo contatto con uomini ritenuti al di sotto dell’umano? Che c’è di divino nell’impedire ad una donna di studiare, di sposarsi con chi crede possa amare ed essere amata, di lavorare, di acconciarsi i capelli? Che c’è di santo in tutto questo fino ad arrivare a tagliarle naso, orecchi, sfigurarle il volto con dell'acido, a percuoterla fino ad ucciderla, ad avvelenarle nelle scuole? Dove risiede la santità nella lapidazione, nella tortura per ottenere una confessione che chiunque farebbe fin’anche un pesce accusato dello stesso reato?