giovedì 26 agosto 2010

La completezza delle Donne


Che c’è di santo   nelle ferite putride e macilente di arti, occhi, braccia gambe, di esseri umani che strisciano lungo le vie di una qualsiasi città di qualsiasi posto povero del mondo. Che c’è di santo, nella differenza delle caste, nelle credenze che  mutilano le bambine,  nelle credenze che  impediscono anche il solo contatto con uomini ritenuti al di sotto dell’umano? Che c’è di divino nell’impedire ad una donna di studiare,  di  sposarsi con chi crede possa amare ed essere amata, di lavorare, di acconciarsi i capelli? Che c’è di santo in tutto questo fino ad arrivare a tagliarle naso, orecchi, sfigurarle il volto con dell'acido, a percuoterla fino ad ucciderla, ad avvelenarle nelle scuole?  Dove risiede la santità nella lapidazione, nella tortura per ottenere una confessione che chiunque farebbe fin’anche un pesce accusato dello stesso reato?
Dove sta il divino nell’obbligarla a vestire in un determinato modo coprendo ogni sua parte, negando a lei  se stessa e per quale vita possibile? Dove risiede la grandezza della santità se non è compresa ed apprezzata, ricercata, desiderata dall’animo umano, dal quel senso di pienezza, di beatitudine.  Non vi è nulla di santo nulla di divino nella negazione femminile, un  nulla che provoca sofferenza,  che  perpetra  il dolore in altri, nelle società, inutile al giorno che viene, al senso della vita. Che c’è di civile nel permettere legalmente ad un uomo di picchiare la propria moglie,  nell’usarle violenza, fisica , psicologica, con stalking di ogni tipo? Che c’è di moderno, di emancipato  nell’escluderle dalle grandi cariche istituzionali permettendo loro solo pochi posti  a sedere?  Donne, madri,  maestre,  tre funzioni  martoriate che le donne vedono colpite nella loro essenza. I sistemi ad ogni latitudine hanno delle manchevolezze  verso le donne e si preferisce avere di loro un’immagine diversa dalle loro possibilità, non insegnante, non donna, non madre, ma priva di istruzione, coperta dalla cima dei capelli alla punta dei piedi, fattrice di figli, spogliata nelle trasmissioni televisive, nelle pubblicità, e quando la fase di  opinionista è terminata  deve necessariamente passare a mostrare altro.  Alcune cose finora dette sono ovvietà, ma continuano a tutt’oggi , si ripetono incessantemente, continuamente  secondo clichè locali.  Anche nei  modelli culturali vi sono binari prestabiliti da chissà chi; un uomo che si accompagna a tante donne è uno che ci sa fare, una donna invece,  per questo filone di pensiero altro non è che una puttana, uomini e donne protagonisti di uno stesso fatto subiscono un deprezzamento per le una e un apprezzamento per gli altri, e questo potrebbe essere un mistero del giudizio umano  che tra l’altro esclude i propri parenti. Forse è la natura umana che ci fa essere indulgente con noi stessi e feroce verso altri, forse è da questo che bisognerebbe partire, da questo comandamento di uguaglianza negato atavicamente e che non prevedeva adeguamento se non con la civilizzazione. Perfino la chiesa ha negato( e continua tutt’ora a negare loro la celebrazione della messa)un’anima alle donne, non riconoscendole figlie divine alla pari, ma peccatrici già alla nascita di generare vita, scompiglio nella società, nel gruppo, generatrice di un erede, di qualcuno che apporterà un cambiamento allo status quo, a qualcosa che non vuole mutare e forse il nocciolo della questione femminile nel mondo sta tutto qui;  generare, generare il cambiamento, cosa che gli uomini non possono fare in nessun modo. Di questo  abbiamo paura ancora oggi in ogni parte del mondo, del cambiamento di cui le donne sono portatrici e questa competizione ci mette parecchio a disagio. Ci distingue ancora  la forza fisica, ma non  l’intelligenza, non la resistenza, non la cura dei figli, non le capacità e neppure la fede.  Quale uomo sarebbe capace di lavorare e condurre una   famiglia? Lavorare otto ore, portare i figli a scuola, istruirli, fare la spesa, preparare i pasti,  svolgere le faccende domestiche,  essere moglie, amante e madre del proprio marito  il tutto contemporaneamente;  quale uomo ne sarebbe capace? Dopo tanta violenza non ci meritiamo questa completezza che esse ci donano e come bambini capricciosi portiamo a loro tutte le  cose che vogliamo siano realizzate anche quando  ciò non è possibile, tutte le nostre paure, i dubbi , le incertezze, i sogni. Un proverbio  cita “ Educa un bambino e otterrai  un uomo, educa una bambina ed avrai educato una società” , tutto qui.  D.O.

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