I fatti della Politica a cui stiamo assistendo in questi ultimi tempi, agli occhi della gente comune sembrano vivere di una vita propria come fossero sufficienti a loro stessi, ma sono lontano, lontano da quello che la gente ha bisogno, lontano dalle aspettative del lavoro, dell’economia, lontano dalla giustizia, dalla Patria, semplicemente lontano. Incuranti della realtà ( i politici)di cui non sembrano accorgersene, vivono una realtà parallela a loro relativa e la misura del reale, la temperatura dei corpi umani non la ricavano dai discount, dai mutui non pagati,
dalle famiglie allargate ai nonni che ricevono una pensione, ma dai convegni, dalle riunioni di partito in Hotel lussuosi, da viaggi aerei in prima classe, attorniati da altri più o meno come loro, più o meno con gli stessi pensieri. La villa di Arcore, la Certosa o in altri luoghi con 145 stanze, delle società offshore, i conti all’estero, la P2,P3, le beghe giudiziarie senza fine, la corruzione, la cricca, le escort, i pluri inquisiti, quelli pluri giudicati, quelli raggiunti da mandati di cattura che siedono nelle camere del Parlamento. La gente è lontana da quelli che festeggiano dopo una condanna, dalle reti di connivenze in cambio di un pugno di voti, tutto lontano dalla gente, dalle speranze nel futuro dei giovani, dal buon padre di famiglia che per timore di sanzioni paga anticipatamente i balzelli, dall’insegnamento della correttezza, dal rispetto delle leggi, lontano dalla gente. Fuori i cancelli di una fabbrica, là ci si dovrebbe incontrare, nel momento in cui un litro di latte al contadino viene pagato 33 centesimi, nel concorso o nell’appalto già vinto e già perso dai leali, con le società che ti mangiano la casa per un debito di cui non sapevi, sui confini del tuo terreno che più non si trovano. Nello sguardo perso in tribunale ad aspettar giustizia, nella verità taciute, in quelle nascoste dai segreti di stato, nei luoghi delle stragi, insieme ai pendolari che aspettano treni che non arrivano mai, con chi ha bene amministrato I Comuni, con chi ha sempre lavorato e non ha conosciuto altro, con chi ha pagato ogni cosa dovuta. Sono lontano, lontano dalla carità, dal rispetto della Cosa Pubblica, senza dignità, senza timore di confronto con queste realtà, a testa alta sfrecciano tra la gente che poco sa di loro mentre loro sanno tutto dei primi; abitudini, risparmi, come deviare i loro pensieri, addomesticarli, incantarli, manipolarli, usarli, con la proprietà dei giornali, con il controllo delle televisioni, con i manager della comunicazione, con gli avvocati, i faccendieri. Un quadro che non vede la Res Pubblica al centro degli interessi, neppure la giustizia, neppure la Patria, neppure la solidarietà dove i più deboli si sentono come davanti ad una scala i cui gradini si fermano nel vuoto. I loro figli non vanno a scuola assieme ai nostri figli, non fanno le code in ogni dove, non aspettano mesi o anni per un controllo medico. Non sono pendolari, non prendono gli autobus, non vi è pericolo che la loro casa venga circondata da una discarica, non hanno il problema di superare economicamente la terza o quarta settimana del mese, sono semplicemente lontano. Un parlamento che non s’indigna, che non alza la sua voce di fronte all’elevazione al grado di eroe di un uomo condannato per mafia è lontano, dalla vita reale, dalla gente comune dal benessere collettivo, lontano da quella pazza folla che chiede il rispetto delle regole, il ripristino della giustizia, un’opportunità per il futuro.
dalle famiglie allargate ai nonni che ricevono una pensione, ma dai convegni, dalle riunioni di partito in Hotel lussuosi, da viaggi aerei in prima classe, attorniati da altri più o meno come loro, più o meno con gli stessi pensieri. La villa di Arcore, la Certosa o in altri luoghi con 145 stanze, delle società offshore, i conti all’estero, la P2,P3, le beghe giudiziarie senza fine, la corruzione, la cricca, le escort, i pluri inquisiti, quelli pluri giudicati, quelli raggiunti da mandati di cattura che siedono nelle camere del Parlamento. La gente è lontana da quelli che festeggiano dopo una condanna, dalle reti di connivenze in cambio di un pugno di voti, tutto lontano dalla gente, dalle speranze nel futuro dei giovani, dal buon padre di famiglia che per timore di sanzioni paga anticipatamente i balzelli, dall’insegnamento della correttezza, dal rispetto delle leggi, lontano dalla gente. Fuori i cancelli di una fabbrica, là ci si dovrebbe incontrare, nel momento in cui un litro di latte al contadino viene pagato 33 centesimi, nel concorso o nell’appalto già vinto e già perso dai leali, con le società che ti mangiano la casa per un debito di cui non sapevi, sui confini del tuo terreno che più non si trovano. Nello sguardo perso in tribunale ad aspettar giustizia, nella verità taciute, in quelle nascoste dai segreti di stato, nei luoghi delle stragi, insieme ai pendolari che aspettano treni che non arrivano mai, con chi ha bene amministrato I Comuni, con chi ha sempre lavorato e non ha conosciuto altro, con chi ha pagato ogni cosa dovuta. Sono lontano, lontano dalla carità, dal rispetto della Cosa Pubblica, senza dignità, senza timore di confronto con queste realtà, a testa alta sfrecciano tra la gente che poco sa di loro mentre loro sanno tutto dei primi; abitudini, risparmi, come deviare i loro pensieri, addomesticarli, incantarli, manipolarli, usarli, con la proprietà dei giornali, con il controllo delle televisioni, con i manager della comunicazione, con gli avvocati, i faccendieri. Un quadro che non vede la Res Pubblica al centro degli interessi, neppure la giustizia, neppure la Patria, neppure la solidarietà dove i più deboli si sentono come davanti ad una scala i cui gradini si fermano nel vuoto. I loro figli non vanno a scuola assieme ai nostri figli, non fanno le code in ogni dove, non aspettano mesi o anni per un controllo medico. Non sono pendolari, non prendono gli autobus, non vi è pericolo che la loro casa venga circondata da una discarica, non hanno il problema di superare economicamente la terza o quarta settimana del mese, sono semplicemente lontano. Un parlamento che non s’indigna, che non alza la sua voce di fronte all’elevazione al grado di eroe di un uomo condannato per mafia è lontano, dalla vita reale, dalla gente comune dal benessere collettivo, lontano da quella pazza folla che chiede il rispetto delle regole, il ripristino della giustizia, un’opportunità per il futuro.
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