venerdì 4 marzo 2011

La chiave di volta (il Web e la democrazia)


Accade spesso nella storia del mondo, che qualcosa venuta da chissà dove, dallo spazio siderale, da un altro mondo, da altre galassie, cadesse sulla terra e ne mutasse per sempre il suo corso, quel corso che  sicuramente avrebbe avuto un altro epilogo se non fosse accaduto. Non diedi più di tanto peso quando fece capolino il pc e il Web, solo più tardi capii la potenza di quella ragnatela di connessioni di computer,
di informazioni e di persone che avrebbe messo in relazione il mondo con se stesso, da un polo all’altro, da una nazione all’altra, da un’idea all’altra.  Ed è questa la sua forza. Oltre a rompere la nostra solitudine, nel Web circolano liberamente (ancora e non dappertutto) le idee e dalle idee i movimenti e dai movimenti le rivoluzioni delle culture. Avere il controllo del Web significa fare filtrare solo alcune idee, significa non permettere di creare movimenti di opinioni su larga scala, far conoscere i fatti, farsi comprendere e comprendere l’altrui pensiero, insomma trovare uno spazio che con pochi mezzi permetta di superare le mura delle case, delle città e delle nazioni.

E vi pare poco?

Chi non era al corrente ora conosce, conosce la situazione nello stato vicino, il modello proposto, le soluzioni trovate, il desiderio di farne parte, di fare propria la democrazia e abbattere quel mondo che grava sulle spalle dei giovani, quei giovani che da sempre hanno permesso i cambiamenti e da sempre mal sopportato le ingiustizie. E così è stato per il Nord Africa. La rivoluzione è venuta dal web, il disincanto da secoli di sultanato, di tradizioni opprimenti che impedivano la parola, la volontà. E’ il Web la chiave di volta, e la rete non fa sconti a nessuno. E’ di questi momenti la notizia che  in Arabia Saudita, dal Web dove viene chiesto la liberazione di prigionieri imprigionati senza processo, vengono fatte manifestazioni a sostegno ogni sera. Sapete cos’è Generazione Y e chi è Yoani Sanchez la blogger cubana?  E’ il confronto che ha permesso di conoscere che non è così bello avere la testa sotto il piede del dittatore che ti dice che devi essere contento anche di quella posizione.
E ancora… dal Web si è potuto conoscere la miseria del proprio paese ma anche la  libertà del paese sulla sponda opposta del mare, sulla libertà di protestare, di vivere liberamente, si è potuta assaporare l’uguaglianza, dove le leggi valgono per tutti, per potenti e non, uomini e donne; finanche alle bestie vengono riconosciuti dei diritti.  E’ questa conoscenza dal Web che ha reso insopportabile i regimi, ed è per questo che possiamo chiamare Dittatoriale quel paese che lo controlla e impedisce la libera circolazione delle idee e delle informazioni . I fatti dell’Egitto, della Tunisia, della Libia, ci rendono evidente quanto sia importante la democrazia, quanto sangue occorre per conquistarla  e capire chiaramente, come mai è accaduto prima (in così larga scala),  che  la Democrazia non te la regala nessuno e che una volta conquistata va difesa decisamente se messa in discussione. 

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