Come tacchini nel periodo di natale: ecco come credo molti
cittadini italiani ed europei si sentano in questa fase politico/economica. Prima o poi, qualcuno o qualcosa ci colpirà. Attoniti nell'anima e nello sguardo, stiamo con gli occhi fissi
a guardare dei numeri su un tabellone elettronico che indicano lo spread dei titoli
di stato, come se si guardasse ad un termometro per la rilevazione della
temperatura di un malato.
L’impotenza di uno stato, si fa palese nella debolezza
dei singoli che non sanno dove sbattere la testa. Tutto comunque gira ugualmente, va avanti, senza tenere
conto del disagi dei disoccupati nel cercare un lavoro e delle famiglie nel
cercare di tirare avanti unite. Tutto gira pur continuando a pagare a fatica le rate del mutuo, le
bollette, la mensa dei figli, nel riempire il carrello della spesa. Poi si alza lo sguardo in attesa di vedere all'orizzonte l’arrivo dell’Europa, della sua completezza,
che per il fatto di essere incompiuta, ci pone in qualche modo uno
contro l’altro, gli uni contro gli altri in un misto di diffidenza e incomprensioni reciproche, tra individui, gruppi, nazioni. Dalla Grecia, dal suo percorso, avremmo potuto rilevare ogni
aspetto per meglio aiutarla e per non
incorrere negli stessi errori.
Avremmo potuto studiare con chiarezza da chi e
da cosa dovremmo difenderci. Tutta l’Europa è sofferente ed aspettare che
vengano bombardate economicamente altre zone, speranzosi di non essere colpiti, è stato ed è
da sciocchi, e si sa gli sciocchi muoiono. Costruiamo questa forza comune, la nostra
casa Europea, poniamo un firewall a difesa dagli speculatori, dai cartai, da
chi è contro la vita di società, tra società vicine, pressoché identiche, per tornare ad una economia reale, ragionata,
programmata. Se fosse necessario poi, scendiamo pure di un gradino nella corsa
alla depauperazione delle risorse naturali, nel consumo di suolo, nel possedere
due tre quattro televisori. Poi riprendiamoci la cultura, lo studio, la
ricerca, la bellezza, le famiglie, il futuro possibile.
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