L’Angelus 1857-1859 Olio su tela Cm 55,5 x 66. L’Angelus il cui titolo  iniziale era “Preghiera per il raccolto di patate”è conservato al Musée  d’Orsay di Parigi. Umile, è la parola  giusta per definire questa immagime  rappresentata nel quadro. I colori bruni primeggiano sulla tela  colorando terra e abiti,  imbrunando anche l’aria in un paesaggio   privo di  lussureggiante vegetazione e l’assoluta mancanza di alberi,  sottolinea ancora di più la durezza della natura. 
La forza dell’umiltà  viene trasmessa dalle due figure di contadini poste al centro del quadro a  capo chino e intenti a pregare. Un uomo e una donna vestiti di abiti  poveri, lasciato temporaneamente il lavoro di raccolta di patate, paiono  udire in lontananza un suono di campane e a tale suono mestamente si  raccolgono in preghiera recitando il vespro ( le preghiere del tramonto).  Anche di attrezzi è povera la scena: un cesto, una forca ed una carriola sono presenti  vicino alle due figure  colme di devozione e semplicità. Che sia l’ora del tramonto possiamo  dedurlo da alcuni particolari che a prima vista sfuggono  all’osservatore. Ad una analisi più attenta possiamo notare che il cielo  non è nudo ma alcuni uccelli in stormo, in alto nel quadro, volano in  una determinata direzione istintivamente scelta per passare la notte in  qualche radura. 
I colori che sfumano in tenue arancione nel cielo  e  l’aria bruna tipica del tardo pomeriggio li colgono attardati e ancora  intenti al lavoro com’era d’uso in quel mondo, quando in lontananza, un  suono di campane proveniente dalla chiesetta di cui si scorge il  campanile quasi indistinguibile, li  avvisa che l’ora del vespro è  arrivata. Propongo questo quadro perché trovo in lui una forza  evocatrice straordinaria di quel mondo di cui ho fatto appena in tempo  ad udirne gli echi e odorarne la povertà. Solo i racconti di vecchi  braccianti o anziane mondine possono delinearci meglio quel mondo  contadino in cui oggi non vi è  più traccia fortemente riconoscibile. 
Un’idea di quel mondo, del modo di vivere   può darcela il Museo  Agricolo di Albairate, dove attrezzi, suppellettili  e  storia ci lasciano immaginare quella che è stata la vita rurale. Di  Jean-François Millet i testi riportano che non era osservante e che  abbia voluto rappresentare questa scena agreste basandosi sui ricordi  dell’infanzia in Normandia.
Wiki su Millet e  L’angelus
 
 
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