lunedì 30 maggio 2011

L’uomo che scambiò l’Italia per un cappello.


Molti hanno ancora negli occhi la faccia del nostro capo di governo mentre, avvicinandosi al Presidente degli Stati Uniti d’America Barak Obama gli sussurra, similmente come avviene tra compagni di banco a scuola- “ senti,…. volevo dirti che in italia i giudici mi perseguitano. Vige quasi un regime dei magistrati”. Non pareva vero vedere la scena, non ci si capacita del fatto nel contesto, nel bel mezzo di  una riunione di capi di stato.
Questo Premier, forse “inavvertitamente”, ha screditato la nazione nelle sue istituzioni, ha danneggiato l'  Economica, la credibilità, con una nonchalance come se fosse fosse colpito da affezione neurologica . Il fatto è che egli, probabilmente non ravvedendosene, ha tentato di mettersi in testa la Nazione come fosse un cappello, in modo del tutto  inconsapevole, ritenendo il suo gesto consono alla situazione. Il “disturbo” si è presentato nuovamente quando successivamente ha incontrato il presidente russo, Dimitri Medvedev. Si è  ripetuta esattamente la stessa scena con le stesse parole che aveva usato con Obama. Cioè nella stessa situazione si è conclamato lo stesso disturbo; mania di persecuzione con assoluta certezza d’essere non giudicabile e quindi di stare al di sopra delle leggi. 

Ad Obama non pareva vero ciò a cui stava assistendo, perché contemporaneamente nel suo paese, e per il solo sospetto, un’ altro uomo Strauss Khann (Direttore generale del Fondo Monetario Internazionale) accusato di violenza carnale, è stato rinchiuso in prigione, ammanettato e privato della libertà (per cui ha pagato un milione di dollari come cauzione) proprio per il fatto di essere potente e di aver quindi la possibilità di inquinare le prove. L’imbarazzo di Obama  è sembrato evidente a molti  e al momento, non perdendo il suo self control e la sua signorilità, lo ha ascoltato pazientemente. Diversi hanno cercato di dare una spiegazione al gesto ma fin ad ora, una risposta convincente non è ancora arrivata. Solita goliardata? Potrebbe avere un disturbo vero? Se di disturbo si tratta potrebbe trattarsi di deficit funzionale. (Ovviamente si esagera per sottolineare l’incredibile episodio).
Questo disturbo è ben descritto dal Dottor Sacks che cita una serie di sindromi neurologiche accomunate dal fatto di derivare da deficit funzionali di una qualche regione encefalica.

Nella sua trattazione di casi simili, Sacks sottolinea più volte come il dottor P.  (suo paziente) non avesse alcun deficit visivo, ed avesse anzi uno spirito di osservazione molto acuto: semplicemente, in lui era scomparsa la capacità di assegnare un significato visivo agli oggetti  che vedeva attorno a sé, sebbene fosse in grado di riconoscerli utilizzando gli altri quattro sensi. Durante un esperimento, il dottor Sacks gli consegnò un guanto, che egli fu perfettamente in grado di descrivere ma non di associare al suo significato, fino a quando non fu forzato ad indossarlo (mettendo quindi in campo il senso del tatto).  Oliver Sacks Neurologo e scrittore, scrisse un saggio romanzato a mio avviso molto simpatico dal titolo “L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello” in cui descrive il caso. Il titolo deriva proprio da una delle gaffes di questo paziente, che alla fine di un colloquio con il dottor Sacks confuse la testa di sua moglie con il suo cappello, e l'afferrò tentando di mettersela in testa. Infatti, quando lo visitò la prima volta portato dalla moglie, il suo responso fu di normalità ma quando si salutarono egli cercò di compiere l’atto ora descritto.   
La caratteristica più tragica che appare da questa descrizione è come il dottore P. fosse assolutamente inconsapevole del suo difetto. Esso infatti non intaccava minimamente la sua giornata, se non per qualche occasionale gaffe: essendo infatti un musicista di professione, il dottor P. riusciva a compiere tutti i gesti quotidiani (mangiare, vestirsi, lavarsi) canticchiando sovrappensiero, e quindi, per così dire, senza accorgersene. Nel nostro caso  egli compie normalmente gli atti di ogni giorno, andare in parlamento, fare comizi, feste, tranne quando, pur avendo lo strapotere dei mezzi di comunicazione, dopo aver diffuso messaggi a reti unificate,  afferma che i media sono in mano alla sinistra,  oppure nell'anomalo comportamento nel farsi giudicare, lì invece è convinto che sia lui a dover giudicare i magistrati, per cui prima consulta  la disponibilità dall'agenda, e poi improvvisa comizi contro i magistrati fuori dal tribunale. E’ sicuramente una forzatura ironica ma le analogie dei segni manifestati sono davvero impressionanti.

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