mercoledì 28 settembre 2011

Stallo matto del “Santo puttaniere”


Tutto è sul tappeto, sufficientemente chiaro. Il Premier è super sputtanato sia dal punto di vista politico,  che non ha visto realizzare nulla di concreto se non le 42/43/44 leggi ad persona, che dal punto di vista Etico e morale. Certo che sono parecchio lontano quei tempi del milione di posti di lavoro o della ricostruzione di Aquila a seguito del terremoto, o della monnezza a Napoli o ancora dalla promessa della diminuzione delle tasse, etc etc.


ora Il grande bluff è venuto al pettine. Oggettivamente, siamo  in grande difficoltà sulla scena economica europea e mondiale e mentre apprendiamo che Elgli faceva il Premier a tempo perso e che la politica Italiana praticamente girava attorno alla patonza delle sue numerosissime escort, il paese è praticamente bloccato.

Oggi poi fare le escort, a sentire i padri e madri di famiglia che escono di chiesa  potrebbe essere una delle posizioni più ambite perché ha la peculiarità di introdurti negli ambienti più facoltosi ed importanti e allo stesso tempo guadagnare facile. Le madri intervistate per strada non avevano nulla da eccepire, anzi. Alla domanda, "se il premer avesse invitato le figlie",  hanno risposto “perché no! Chiunque vorrebbe andarci”. Abbiamo ancora nelle orecchie l’incitamento di quel padre (nella intercettazione telefonica) che sollecitava la figlia a non farsi sorpassare dalle altre preferite. 


Una conferma di quel che il ministro Rotondi ha affermato in queste ore su B. in una sua personalissima visione Cattolica della vicenda Sexygate. In una trasfigurazione del premier egli addirittura definisce  Berlusconi “Santo puttaniere, e statista”, in piena sintonia ed osservanza della Costituzione, articolo 54“I cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.

Ma se pure inseguito dai magistrati di mezza Italia, nonostante l’isolamento internazionale,  la bassa credibilità che lo precede, nonostante l’incapacità manifesta di gestire la crisi, la contrarietà della confindustria, le mille vignette che lo sbeffeggiano su tutti i quotidiani del mondo, seppure la chiesa, lo abbia condannato per l’aria ammorbante che lo circonda, se neppure la sua debolezza in parlamento e neanche il ridicolo a cui ha esposto il Paese lo ha disarcionato, come  neppure la sua ricattabilità (visto le persone di cui si circonda) ecco, neppure con tutto questo, Egli,  con la sua consueta faccia di Bronzo impietrita, incurante dei numerosissimi scandali che lo hanno colpito, ci annuncia che né si  dimette e né ha intenzione di farlo. 

C’è da dire anche, che a fronte di ciò, l’intera opposizione non ha mai trovato, in nessuna occasione, un minimo comune denominatore che esprimesse al paese, pur con la proprie caratteristiche di identità, una intenzione chiara di unicità di intenti per porvi un qualche rimedio. Appena si accenna ad una qualche iniziativa comune le peculiarità, gli accenti,  finiscono per essere determinanti sugli obiettivi proposti. Questa opposizione non applica la locuzione “l’unione fa la forza” ma cede il passo al “dividi et impera” dando ragione a quei milioni di indecisi che farebbero la differenza alle prossime tornate elettorali.


In politica e sociologia  il ”dividi et impera” si usa per definire una strategia finalizzata al mantenimento di un territorio e/o di una popolazione, dividendo e frammentando il potere dell'opposizione in modo che non possa riunirsi contro un obiettivo comune, ma nel caso dell’opposizione attuale essa, lo pratica autonomamente.



Questo ritardo su un eventuale accordo unitario non produce nessun effetto positivo anzi, rende gli stessi partiti di opposizione correi del declino economico, politico, morale, sociale, che ci attanaglia paralizzando ed escludendo il paese ad ogni possibile soluzione che ci permetta di uscire da questa posizione di stallo.  Praticamente, se dovessimo fare un paragone con il gioco degli scacchi potremmo dire che attualmente ci troviamo in una situazione di Stallo Matto: all’opposizione intera tocca fare la mossa.

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