sabato 17 luglio 2010

John Semedimela e il ciclo della vita

John semedimela,  il cui vero nome era John Chapman, è stato un pioniere statunitense che agli inzi dell'ottocento cominciò ad esplorare le selvagge regioni del West, gettando semi di mela lungo il suo cammino. Si narra che Chapman vivesse una vita sobria e selvaggia, immerso nella natura che amava e rispettava: dormiva spesso in mezzo ai boschi o lungo i torrenti, per vivere si accontentava di poco e spesso scambiava gli alberi ed i frutti del melo con vestiti o altri generi di necessità, procurandosi per questo la stima dei pellerossa. Così, simile alla storia di John riportata ai nostri giorni, è stata la passione di mio suocero e di chissà quanti altri come lui per la terra. Contadino nella vita , figlio di contadini, panettiere,  bigliettaio sui tram, la sua giornata trascorreva affinchè arrivasse il tardo pomeriggio per raggiungere l'orto; all'età di ottantacinque anni ne aveva ancora tre. Pochi lo sanno  ma alcuni uomini nel loro piccolo appezzamento di terra sono Re nel loro Regno e la baracca con la veranda dove depositano gli attrezzi è il loro castello.
"Finché esisterà un agricoltore sarà possibile sperare nel futuro" dice un adagio moderno. Non hanno bisogno di servitù, son gia serviti perché hanno di fronte a loro il miracolo della vita che ad ogni stagione e in ogni giorno dalla semina si rinnova. Coperto da un letto di neve  il seme dormirà tutto l'inverno e a primavera, loro,(i conduttori di orti) come i contadini, lo sentono fremere e  agitarsi tra le zolle svegliato dal sole. La vita delle piantine cresce sotto i loro occhi e alla fine del ciclo le vedono seccare, osservando così tutto l'arco vitale. Tutta la vita mio suocero ha seguito questo ciclo, questo è il ciclo della vita, della sua vita, che non è la morte. La morte per alcuni è  il passaggio dall'essere al non essere o la cessazione dell'esperienza spazio-temporale da parte di quella parte di noi che chiamiamo "Anima". Per altri come per me, è semplicemente il temine di un ciclo vitale, cosa nettamente distinta dalla  paura di morire. Nessuno che ama la vita cerca la morte neppure i credenti del ciclo vitale, ma vivono diversamente il passaggio, nè in modo migliore nè peggiore, solo in modo diverso, lo ritengono naturale e pur piangendo anch'essi gli affetti perduti non lo temono. Nessuna meraviglia dunque, nesuna paura, questo il suo ciclo e di tutti quelli che vivono con le stagioni.  Anche se era rallentato nei movimenti, finchè ha potuto camminare ha passeggiato lungo i filari dei pomodori e delle cipolle e quando non ha più potuto sorreggersi  usava il bastone e quando non ha pù potuto usare anche quello si raccomandava di bagnare i pomodori e tutte le piantine. Perfino l'ultimo giorno della sua vita cosciente ha chiesto delle cipolle  che avremmo dovuto raccogliere poiché  il loro ciclo era terminato.  Così  se ne è andato, con questi pensieri nell'animo, con le cose che aveva ancora da fare , con  ancora una piantina da  trapiantare nella terra grassa  preparata da tempo. Anche io vivo con questo concetto nella testa. Credo di non avere paura della fine del ciclo vitale, come non l'ha avuta mia madre, come non  l'ha avuta mio suocero , come non ce l'hanno gli animali, le piante e tutti coloro che vivono la vita e la natura, come tutti quelli che vivono il loro giorno con il sorgere del sole e sanno che nel cielo ci sono le stelle.  Le stelle, quei milardi di soli visibili ai nostri occhi  di notte, che da millenni rinnovano e  lasciano sempre un interrogativo  nell'uomo che guarda. In un puntino simile ad un granello,  in un'immensa vastità di sabbia c'è la terra, il nostro pianeta, e dentro quel pianeta ci sono io e tutti esseri viventi, uomini, piante e animali. Alzo lo sguardo. osservo l' universo e mi sento parte del ciclo vitale.

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