lunedì 6 settembre 2010

Sakineh-Le Pietre di Dio


Il tempo dell’esecuzione sembrerebbe  arrivato e Sakineh Mohammadi Ashtiani, donna di  42 anni, madre di due figli, se non interverrà qualcosa o qualcuno,  verrà uccisa per  lapidazione dopo essere stata  ritenuta colpevole e condanna  per adulterio,  rea confessa di aver avuto una relazione con un cugino del marito  e di aver ucciso quest’ultimo. Il suo avvocato ha dichiarato che la confessione è stata ottenuta dopo due giorni di torture, confessione trasmessa dal la tv Iraniana dove si vede  la donna, tremante e confusa confessare i delitti a lei ascritti.  Ora il mondo intero guarda verso l’Iran e se l’esecuzione  verrà effettuata  vedrà questa donna  sotterrata sino al petto, uccisa secondo le modalità dei tribunali islamici e secondo un rito ben preciso, con delle pietre di una determinata misura scagliate  da un determinato numero di persone.Sebbene nel Corano non venga fatta menzione di una pena del genere ,
ancora molte donne, nei paesi o zone più radicali dove tale usanza è ancora attiva,  vengono giustiziate. Quello che l’intero occidente ora si chiede è “ E’ questo  il messaggio Islamico che si vorrebbe diffondere? E’ questa la modalità tramite cui le persone dovrebbero  avvicinarsi  e conoscere un credo diverso .  Da quale Grazia dovremmo essere avvolti nell’assistere a  questo tipo di esecuzioni  che non elevano gli esseri umani agli  alti traguardi interiori che la religione  propugna? Dov’è la giustizia quando non rende le persone uguali al cospetto di una guida religiosa ,  che non concede loro una difesa adeguata, che discrimina il genere femminile,  che ottiene una confessione che si potrebbe ottenere anche da un’esquimese  prelevato direttamente dal Polo Nord, oppure da uno dei suoi stessi carnefici se sottoposti allo stesso trattamento; anche un pesce potrebbe  confessare una  tale colpa se fosse così torturato.
 Non riconoscendo un’adeguata difesa non si può ottenere un adeguato trattamento giudiziario. Se le leggi in vigore in uno  stato non riconoscono un altro essere umano possessore di uguali diritti, non è sicuramente Dio o un profeta   a parlare ma una interpretazione del suo pensiero in una forma restrittiva.  Se così non fosse quel Dio si autoescluderebbe da tale levatura spirituale, e quindi è solo un’interpretazione più restrittiva, una chiusura, una severità oltre il senso positivo dell’uomo, e allora dove sarebbe il limite di tale restrizione, e chi lo stabilisce? Chi condanna a morte? Alla lapidazione? La lapidazione  è un trattamento che non è previsto neppure per gli animali, e allora un uomo, una donna valgono meno di un animale agli occhi di un giudice? E’ Dio che prevede questo? E quando? E tramite quale voce? In quale passo? Tutti lo vogliamo sapere, musulmani compreso. E’ così difficile verificarlo? E’  nel nome di Dio, per mano di chi afferma che è lui a volerlo, di fare la sua volontà  che si sono consumati i maggiori crimini sull’umanità. “Con Dio dalla nostra parte - è il suo volere-  è  un tipico atteggiamento mentale dell’opinione pubblica o dei governi quando si vuole dimostrare le proprie ragioni al di là della ragione stessa. Lo dissero gli americani contro i Pellerossa,  in Vietnam, in Cambogia, in Irak, lo disse Hitler con il mondo intero, musulmani compreso allo scopo di voler giustificare l’ingiustificabile, perché ognuno di loro era convinto di avere Dio dalla loro parte.  “Noi non obbediamo agli ordini di nessuna potenza terrena, ma soltanto agli ordini di Dio, che ha creato il popolo tedesco. Possa Dio onnipotente concedere la sua grazia al nostro lavoro, orientare la nostra volontà, benedire la nostra intelligenza e colmarci della fiducia del popolo!”, diceva Hitler.  E’ sempre la solita vecchia storia. “ con Dio dalla nostra parte”.
Ora l’immagine di Sakineh è visibile in ogni città del mondo,  in ogni provincia del pianeta, in ogni computer, in ogni giornale  e quello che sta per subire,  in qualsiasi caso, non depone a favore della causa Islamica, non è buona cosa per i musulmani nel mondo che vengono associati ingiustamente a questi episodi  e ritenuti capaci di tali trattamenti, non depone  a favore della possibilità di  realizzare luoghi di culto,  non depone a favore dei rapporti dell’Occidente con l’Iran e con il mondo islamico in toto, e questo non è giusto e non  apre neppure prospettive di incontro. Il grado di civiltà di una nazione parte dal senso di  giustizia, dalla presenza di discriminazioni di qualcuno ,  dalla Pena Capitale che infligge ai suoi concittadini, dall’uso della tortura, dalle libere elezioni e e dalla libertà di espressione; mancando anche uno solo di questi elementi, desiderare altro, sperare in altro, combattere per qualcosa d’altro è praticamente certo.  
La lapidazione resta in vigore, come sanzione penale, in diversi paesi o regioni di paesi, tra cui, oltre all’Iran, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Nigeria, il Pakistan, il Sudan e lo Yemen. Nella provincia di Aceh, Indonesia
 Per Sakineh Mohammadi Ashtian e non solo, Amnesty International lo scorso luglio ha promosso un appello internazionale, contro questa pratica disumana.


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