martedì 29 maggio 2012

Nei ghetti d'Italia questo non è un uomo (poesia letta da Moni Ovada)

Questa poesia di Adriano Sofri (letta ed interpretata da Moni Ovada) ripercorre il dramma umano, il dramma di molti uomini, scritta con ovvio riferimento a  “Se questo è un uomo, di Primo Levi”. Seppure la situazione è diversa  la sofferenza è simile. Uomini che soffrono, che fuggono, che migrano nel tentativo di sopravvivere a guerre, carestie, persecuzioni di qualsivoglia tipo. E la storia di uomini, donne, bambini che attraversano gli oceani,


i deserti,  sperando di trovare un'occasione di vita possibile, un lavoro dignitoso ed invece incontrano la schiavitù, cadendo in mano a caporali, mafiosi, sfruttati, pagati a  qualche euro l’ora per quattordici ore di lavoro in ogni dove, affamati, senza poter protestare, difendersi, vivendo in condizioni simili a canili abbandonati e con la paura nel cuore di morire comunque. 




Nei ghetti d'Italia questo non è un uomo

Di nuovo, considerate di nuovo
Se questo è un uomo,
Come un rospo a gennaio,
Che si avvia quando è buio e nebbia
E torna quando è nebbia e buio,
Che stramazza a un ciglio di strada,
Odora di kiwi e arance di Natale,
Conosce tre lingue e non ne parla nessuna,
Che contende ai topi la sua cena,
Che ha due ciabatte di scorta,
Una domanda d´asilo,
Una laurea in ingegneria, una fotografia,
E le nasconde sotto i cartoni,
E dorme sui cartoni della Rognetta,
Sotto un tetto d´amianto,
O senza tetto,
Fa il fuoco con la monnezza,
Che se ne sta al posto suo,
In nessun posto,
E se ne sbuca, dopo il tiro a segno,
“Ha sbagliato!”,
Certo che ha sbagliato,
L´Uomo Nero
Della miseria nera,
Del lavoro nero, e da Milano,
Per l´elemosina di un´attenuante
Scrivono grande: NEGRO,
Scartato da un caporale,
Sputato da un povero cristo locale,
Picchiato dai suoi padroni,
 

Braccato dai loro cani,
Che invidia i vostri cani,
Che invidia la galera
(Un buon posto per impiccarsi)
Che piscia coi cani,
Che azzanna i cani senza padrone,
Che vive tra un No e un No,
Tra un Comune commissariato per mafia
E un Centro di Ultima Accoglienza,
E quando muore, una colletta
Dei suoi fratelli a un euro all´ora
Lo rimanda oltre il mare, oltre il deserto
Alla sua terra – “A quel paese!”
Meditate che questo è stato,
Che questo è ora,
Che Stato è questo,
Rileggete i vostri saggetti sul Problema
Voi che adottate a distanza
Di sicurezza, in Congo, in Guatemala,
E scrivete al calduccio, né di qua né di là,
Né bontà, roba da Caritas, né
Brutalità, roba da affari interni,
Tiepidi, come una berretta da notte,
E distogliete gli occhi da questa
Che non è una donna
Da questo che non è un uomo
Che non ha una donna
E i figli, se ha figli, sono distanti,
E pregate di nuovo che i vostri nati
Non torcano il viso da voi.













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