venerdì 8 giugno 2012

Ambiente-La scomparsa dei Parchi “Quando è la somma a fare il totale”


Un pezzettino tira l’altro e la torta è finita. Questo è quello che in altre zone è già accaduto e che potrebbe replicarsi nel Parco Agricolo Sud, nel Parco del Ticino e a seguire tutti gli altri parchi. E’ così che è successo; fetta dopo fetta , pezzettino dopo pezzettino e molte aree che prima erano agricole si sono riempite di cemento oltremodo  in un continuo rincorrersi di strade, edifici,Tangenziali Esterne, Autostrade con capannoni e poi ancora strade e cemento.http://albairate.blogolandia.it/wp-includes/js/tinymce/plugins/wordpress/img/trans.gif

Certo è che se a qualcuno viene un qualche “appetito speculativo” deve andare dove può saziarlo e dove, se non nei Parchi rimanenti nella cintura di Milano. Questo continua perdita di terreno viene sottratta all’agricoltura che ci nutre, che ci lascia respirare, vivere in armonia, quell’armonia che vogliamo ritrovare tornando a casa la sera. Il cemento non può essere mangiato, ed è chiaro che un suo eccesso porta ad un disequilibrio nel suo rapporto con l’ambiente. Ecco allora l’importanza dei PGT dei singoli Paesi, la difesa dei parchi, il mantenimento dell’equilibrio ambientale.

Parrebbe una banalità ma non lo è affatto. L’agricoltura assieme alle nostre bellezze sono il nostro petrolio, il nostro tesoro ed i tesori vanno protetti, ameno che si intenda sia banale il proprio tesoro, la propria autonomia di sussistenza, il proprio benessere. Allo stesso modo non è affatto cosa “romantica” tendere ed avvicinarsi al consumo di suolo zero, zero produzione di rifiuti non riciclabili, zero inquinamento di polveri sottili, zero Eternit, zero discariche nocive e inceneritori. Abbiamo inquinato perfino gli oceani e i loro abitanti con i sacchetti di plastica, per poi scoprire che possiamo farne a meno utilizzando sacchetti biodegradabili o sacchi di juta riutilizzabili mille volte. Siamo in possesso della piantina da cui nascono le idee, dipende da noi se  vogliamo innaffiarla e farla crescere.

Arrivare allo zero consumo di suolo o a qualcosa di simile deve essere ragionato, programmato, attraverso un cammino condiviso: occorre crederci per  attuare politiche  integrative ed alternative che incorporano multi risposte, multi occasioni. In linea generale occorre perseguire un’economia del territorio rigeneratrice, sana, che non sia succube di mere speculazioni che sterilizzano e divorano il suolo senza soluzione di continuità. Costruendo tutto il costruibile ci precludiamo ogni via di fuga, spostando in un tempo più che prossimo lo stallo totale e con esso ogni possibile alternativa, il che ci riporta al punto di partenza. In questo stato viviamo non più nel timore di essere statici, ma con l’assoluta certezza di esserlo.

In soldoni: poiché il cemento è per sempre, occorre riflettere bene prima di perdere le sorgive, i canali irrigui, le marcite, le risaie, i boschi, i campi di grano, le cascine. Suggerisco solo di riflettere bene, di usare cautela prima di occupare il suolo produttivo, prima di mortificare l’ambiente, e la biodiversità, perché è matematicamente  certo che attraverso la somma di frazioni, sia pure nel tempo  si raggiunge l’intero, la copertura totale delle aree agricole, la scomparsa definitiva dei parchi e con essi, lo sperpero di ciò che abbiamo ereditato.   (D.O)

Da Repubblica del (15 maggio 2012)- L'avanzata del cemento a Milano in dieci anni, dal 1999 al 2009, è stata inarrestabile. In tutta l'area del comune, compresa la cintura extraurbana, il «verde naturale e semi naturale» - aree boschive, prati non coltivati, spazi aperti con arbusti - è diminuito del 43,4 per cento;  questo nonostante una crescita della popolazione, nello stesso periodo, minima: le famiglie milanesi sono aumentate solo dell'1 per cento. ( dati Legambiente e dell’Istituto nazionale di urbanistica.) Nell'intera provincia si è costruito l'equivalente di una città grande come mezza Milano: i campi coltivati spariscono al ritmo di 20mila metri quadrati al giorno. Ma il cambiamento si vede anche ad occhio nudo: «Basta fare un’indagine cronologica su Google Earth, - dalle vedute aeree sono evidenti gli spazi dove il verde è stato 'mangiato', ad esempio nell'area nord ovest in prossimità dell’A4. O in alcuni punti del Parco Sud».
Ogni dieci giorni il cemento cancella un terreno da cui si ricavava il frumento necessario per 150 tonnellate di pane.  A lanciare l'allarme è anche la Coldiretti Lombardia. «Assistiamo ad una continua erosione del patrimonio agricolo del territorio», denuncia il presidente Ettore Prandini, «con i campi stretti in una morsa tra l’espansione delle città e l'avvio di nuove grandi infrastrutture, dalla Pedemontana alla Brebemi, dalla BroniMortara alla Tem, che hanno e avranno un impatto pesantissimo sulla vita delle aziende agricole».

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