martedì 23 aprile 2013

Lettera ad un partigiano mai conosciuto


Cosa ci faccio io qui, Partigiano? Oggi 25 Aprile, … davanti al monumento dei caduti per la resistenza? Cosa vogliono dirmi queste fredde pietre che sfiorandole mi gelano? …..  Vogliono raccontarmi la storia di uomini e donne, che come me hanno corso tra i campi, si sono dondolati sulle fronde dei salici, si sono commossi, hanno sperato, gioito, sofferto, ....che come me, hanno riso, pianto, si sono innamorati, accarezzato i propri figli... felici  di tornare a casa da una sposa, ad un lavoro, una festa, un ballo,…felici della bellezza del paesaggio.... innamorati anch'essi del mistero della vita.


Avvenne che, un giorno non lontano sulla linea del tempo, quasi d’improvviso tutte le certezze di un popolo furono minate. Il silenzio cadde sulle parole:  il silenzio divorò la gioia, la serenità, le libertà. Grida, ordini,  rumori di spari, le urla di disperazione di chi veniva diviso dagli affetti echeggiavano nei cortili e le braccia tese spezzarsi dal dolore. Le piazze si insozzarono di tirannia, poi le strade, i vicoli, le scuole … e le coscienze di molti rimasero atterrite, si gelarono. Chiedetelo ai platani, ai campi, alle pietre che furono testimoni, chiedetelo a chi sopravvisse quanto dilania questo dolore.

Per questi motivi, una parte di non più uomini, di non più donne, si è ribellata. Non hanno più accettato la prigionia del corpo, delle idee, finanche la prigionia dell’anima, ed hanno combattuto, ed è per questi principi, per queste privazioni che sono stati torturati, imprigionati, deportati ..... ed è per questo che sono morti.

E’ da loro, dal loro dolore che è nata la Costituzione … dal loro pianto la nostra libertà, dalle loro privazioni le nostre possibilità, dalla loro morte la mia e la serenità di noi tutti.

E’ da questo esempio che dobbiamo apprendere ogni insegnamento: dall'interpretazione dei segni che ci arrivano, dagli accadimenti, dal  saperli riconoscere …. ed è questo, ciò che oggi  interpreto con le  parole che seguiranno.

Che non ci colgano  impreparati le limitazioni della libertà, di ogni lecita libertà,.... della libertà del sapere, di informazione, della dignità del lavoro …… sì, proprio del lavoro, perché è questo che ci dice l’art. 3 della Costituzione,  scritta da uomini che oggi ci paiono giganti. Ebbene è questo  che ci dice..

“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” ostacoli che oggi ci sono e sono al centro della vita di molti cittadini, di molte famiglie. Questo è un  fatto ed è pure un fatto che occorre rimuoverli: è importante, necessario, indispensabile. Essa, la Costituzione, attraverso la promozione dello studio ci ha regalato un maggior discernimento dei fatti  accaduti e quelli che stiamo vivendo e questi fatti mi hanno portato a dire le cose che ti sto scrivendo:

Quante Repubbliche dobbiamo attraversare mi chiedo, perché si capisca che la funzione pubblica deve essere la più sacra delle attività umane e come tale deve essere esercitata dalla migliore parte del paese. Nessuna repubblica, nessun parlamentare allo stato attuale delle cose, risulta credibile se non ha in sé questo comandamento.

Occorre difendere questi principi ma occorre soprattutto ricordare, occorre difendere la libertà, che può essere fragile ed oggetto di rapina, così pure la dignità del lavoro, l’istruzione. Occorre promuovere il sapere, insegnare la bellezza, rispettare i doni della Terra senza depredarla a noi stessi, acciocché il ronzio delle api ci affascini all'infinito.  Pensiamolo, respiriamolo, scriviamolo in ogni dove, issiamolo sui tetti, scriviamolo nelle coscienze, affinché non accada  che la sciagura di “non ricordare” ricada su di noi, e che tale ricordo ci permetta di rimanere uomini in mezzo ad altri tramutati in bestie.


( aprile 2013 di Daniele Ostuni)

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