Cosa ci faccio io qui,
Partigiano? Oggi 25 Aprile, … davanti al monumento dei caduti per la
resistenza? Cosa vogliono dirmi queste fredde pietre che sfiorandole mi gelano?
….. Vogliono raccontarmi la storia di uomini e donne, che come me hanno
corso tra i campi, si sono dondolati sulle fronde dei salici, si sono commossi,
hanno sperato, gioito, sofferto, ....che come me, hanno riso, pianto, si sono
innamorati, accarezzato i propri figli... felici di tornare a casa da una
sposa, ad un lavoro, una festa, un ballo,…felici della bellezza del
paesaggio.... innamorati anch'essi del mistero della vita.
Avvenne che, un giorno
non lontano sulla linea del tempo, quasi d’improvviso tutte le certezze di un
popolo furono minate. Il silenzio cadde sulle parole: il silenzio divorò
la gioia, la serenità, le libertà. Grida, ordini, rumori di spari, le
urla di disperazione di chi veniva diviso dagli affetti echeggiavano nei
cortili e le braccia tese spezzarsi dal dolore. Le piazze si insozzarono di
tirannia, poi le strade, i vicoli, le scuole … e le coscienze di molti
rimasero atterrite, si gelarono. Chiedetelo ai platani, ai campi, alle pietre
che furono testimoni, chiedetelo a chi sopravvisse quanto dilania questo dolore.
Per questi motivi, una
parte di non più uomini, di non più donne, si è ribellata. Non hanno più
accettato la prigionia del corpo, delle idee, finanche la prigionia
dell’anima, ed hanno combattuto, ed è per questi principi, per queste
privazioni che sono stati torturati, imprigionati, deportati ..... ed è per
questo che sono morti.
E’ da loro, dal loro
dolore che è nata la Costituzione … dal loro pianto la nostra libertà, dalle
loro privazioni le nostre possibilità, dalla loro morte la mia e la serenità di
noi tutti.
E’ da questo esempio che
dobbiamo apprendere ogni insegnamento: dall'interpretazione dei segni
che ci arrivano, dagli accadimenti, dal saperli riconoscere …. ed è
questo, ciò che oggi interpreto con le parole che seguiranno.
Che non ci colgano
impreparati le limitazioni della libertà, di ogni lecita libertà,.... della
libertà del sapere, di informazione, della dignità del lavoro …… sì, proprio
del lavoro, perché è questo che ci dice l’art. 3 della Costituzione,
scritta da uomini che oggi ci paiono giganti. Ebbene è questo che
ci dice..
“E’ compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che
impediscono il pieno sviluppo della persona umana” ostacoli che oggi ci
sono e sono al centro della vita di molti cittadini, di molte famiglie. Questo
è un fatto ed è pure un fatto che occorre rimuoverli: è importante,
necessario, indispensabile. Essa, la Costituzione, attraverso la
promozione dello studio ci ha regalato un maggior discernimento dei fatti accaduti e quelli che stiamo vivendo e questi
fatti mi hanno portato a dire le cose che ti sto scrivendo:
Quante Repubbliche
dobbiamo attraversare mi chiedo, perché si capisca che la funzione pubblica
deve essere la più sacra delle attività umane e come tale deve essere esercitata
dalla migliore parte del paese. Nessuna repubblica, nessun parlamentare allo
stato attuale delle cose, risulta credibile se non ha in sé questo comandamento.
Occorre difendere questi
principi ma occorre soprattutto
ricordare, occorre difendere la libertà, che può essere fragile ed oggetto
di rapina, così pure la dignità del lavoro, l’istruzione. Occorre promuovere il
sapere, insegnare la bellezza, rispettare i doni della Terra senza depredarla a
noi stessi, acciocché il ronzio delle api ci affascini all'infinito.
Pensiamolo, respiriamolo, scriviamolo in ogni dove, issiamolo sui tetti,
scriviamolo nelle coscienze, affinché non accada che la sciagura di “non ricordare” ricada su
di noi, e che tale ricordo ci permetta di rimanere uomini in mezzo ad altri
tramutati in bestie.
( aprile 2013 di Daniele Ostuni)
Nessun commento:
Posta un commento