martedì 6 luglio 2010

"O' Nguacchio" della Cassazione-Donne picchiate un po' ogni tre anni

A volte le parole dialettali sono più calzanti del già perfetto italiano. Esse riescono aggiungere al significato una smorfia, un accento che meglio rende l'idea, come lo sono i gesti onomatopeici di cui noi italiani vinciamo ogni anno primo, secondo e terzo posto nei campionati mondiali di tale disciplina. Questa parola, intesa come macchia, pasticcio, bruttura,  rende davvero il senso di ciò che è avvenuto con questa sentenza che, dalle motivazioni riportate, parrebbe  non sapere che pesci prendere in una controversia tra coniugi con risvolti di ripetuta violenza su una donna, emettendo quindi un verdetto apparentemente poco rilevante, ma che in realtà tra le righe, vi sarebbero a mio avviso gli estremi per ricorrere alla Corte dei Diritti dell'Uomo, se non nella certezza almeno nel dubbio . Certo non è la prima sentenza che pone eccezioni: gia nel 96 una sentenza pressochè simile fu pronunciata - La Cassazione assolve un marito: ha agito d' impulso, una sola volta e per gelosia.
In questa sentenza invece, un uomo si è visto annullare, dalla Cassazione, la condanna a otto mesi di reclusione dopo aver maltrattato la moglie per tre anni. La Cassazione - con la sentenza 25138 - ha dato dunque ragione al marito, rilevando che non si può considerare come "condotta vessatoria" l'atteggiamento aggressivo non caratterizzato da "abitualità". I fatti "incriminati" in questa vicenda - prosegue la Cassazione - "appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell'arco di tre anni (per i quali la moglie ha rimesso la querela), che non rendono di per sé integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione". Così la condanna a 8 mesi è stata annullata "perché il fatto non sussiste". E così "O' Nguacchio" è fatto e dal momento che le sentenze della Cassazione  hanno valore di legge sarebbe  di conseguenza applicabile a tutte quelle situazioni di contrasto che hanno caratteristiche pressochè simili. Se una sentenza provoca una sbavatura sulle leggi esistenti essa rompe l'argine del fiume in cui scorre, il letto, tracimando in eccezioni che localmente sono devastanti ma che sarebbero catastrofiche se prese a modello su scala generale. Cosa potrebbe comportare tale sentenza? Potrebbe significare che da domani, forte di questa pronuncia, qualche persona violenta potrebbe sentirsi autorizzata a seguirne gli orientame- nti. Se le parole non sono aria, abbiamo inteso che in casi analoghi si è autorizzati all'uso della violenza sulle mogli, poichè per deduzione ,  se è valido per "Mister ti pesto quando mi gira se fai la faccia brutta" è ceramente valido per tutti i mariti violenti, e magari per estensione sui figli, dal momento che è lo stesso nucleo familiare. Anno Domini 2010. Dopo che per secoli alle donne non è era riconosciuto neppure il possesso di  un'anima ed essere state identificate  come l'incarnazione del  peccato , le impure, bruciate come streghe, sulle quali fino a qualche decennio fa era giustificabile   il delitto d'onore, ecco arrivare una sentenza che  riprende nella radice  tale concetto:  l'inferiorità. Duemila anni di storia, di civiltà, di cultura evoluta, rispetto a questo punto, vengono annientati in una pronuncia, svaporati.
Nella patria della libertà non si sentono ancora ruggire i leoni, non sdegno, nessuna iniziativa forte che grida la lacerazione dell'anima. Eppure sono le stesse mogli, che nel dolore generano i nostri figli, mogli più forti degli uomini stessi. Mogli con  la M maiuscola, che lavorano in casa e fuori,  amanti nell'intimità, amiche, madri, compagne, confessori. Come è stato possibile questo  sfregio alla dignità umana? E se fosse esteso ad altre "categorie"?  Se fosse richiesto lo stesso diritto dalle maestre dell'Asilo "Cip e Ciop", se riuscissero a dimosrare che facevano delle violenze solo sporadicamente e solo sui quei bambini più capricciosi?  Questa sentenza deve essere Necessariamente Annullata e auspico che le Associazioni del caso, i Partiti, e tutta la società ricorra contro O' Nguacchio affinchè non si allarghi a macchia d'olio generando " O' Nguacchione " se così si può dire.

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