COSCHE E IMPRENDITORIA. Nel nord Italia c’è ”costante e progressiva evoluzione” della ‘ndrangheta che, ormai radicata da tempo su quei territori, ”interagisce con gli ambienti imprenditoriali lombardi”. Le cosche dipendono sempre dalla “casa madre” calabrese esi muovono seguendo due filoni: ”quello del consenso e quello dell’assoggettamento”. Secondo la Dia, le cosche ”da un lato trascinano con modalità diverse i sodalizi nelle attività produttive e dall’altro li collegano con ignari settori della pubblica amministrazione, che possano favorirne i disegni economici”. Con questa strategia,
e favorita da ”una serie di fattori ambientali”, si consolida la ”mafia imprenditrice calabrese” che con ”propri e sfuggenti cartelli d’imprese” si infiltra nel ”sistema degli appalti pubblici, nel combinato settore del movimento terra e, in alcuni segmenti dell’edilizia privata” come il ”multiforme compartimento che provvede alle cosiddette opere di urbanizzazione”.
e favorita da ”una serie di fattori ambientali”, si consolida la ”mafia imprenditrice calabrese” che con ”propri e sfuggenti cartelli d’imprese” si infiltra nel ”sistema degli appalti pubblici, nel combinato settore del movimento terra e, in alcuni segmenti dell’edilizia privata” come il ”multiforme compartimento che provvede alle cosiddette opere di urbanizzazione”.
APPALTI INFLUENZATI. La Dia denuncia poi come la ‘ndrangheta è riuscita ”a modificare sensibilmente le normali dinamiche degli appalti, proiettando nel sistema legale illeciti proventi e ponendo le basi per ulteriori imprese criminali”. E la penetrazione nel sistema legale dell’area lombarda, è favorita, dice la Direzione investigativa antimafia, da ”nuove e sfuggenti tecniche di infiltrazione, che hanno sostituito le capacità di intimidazione con due nuovi fattori condizionanti: il ricorso al massimo ribasso” nelle gare d’appalto e la ”decisiva importanza contrattuale attribuita ai fattori temporali molto ristretti per la conclusione delle opere”.
EXPO 2015. Per prevenire che le cosche si infiltrino anche nell’Expo 2015, serve un ”razionale programma di prevenzione” che consenta di bloccare le possibili infiltrazioni della ‘Ndrangheta ”in previsione delle opere previste”. Per fare questo, occorre che lo Stato ”coinvolga non solo le autorità istituzionalmente deputate alla vigilanza, ma anche tutti i soggetti a vario titolo coinvolti” e ”consenta di individuare per tempo eventuali criticita”’.
La Dia ripercorre le fasi delle operazioni Parco Sud e Cerberus della Guardia di finanza di Milano ed evidenzia il «forte interesse delle cosche verso l’edilizia». Le indagini hanno consentito di individuare «nuove filiazioni delle ‘ndrine Barbaro-Papalia di Platì, presenti nella zona Sud-Ovest del capoluogo lombardo, evidenziando ulteriormente la capacità militare e di assoggettamento ambientale».
Mentre infuria la polemica fra il ministro dell’Interno Roberto Maroni e lo scrittore Roberto Saviano sulle infiltrazioni dell ‘ndrangheta al Nord, la Dia afferma che la «consolidata presenza» in alcune aree lombarde di «sodali di storiche famiglie di ‘ndrangheta» ha «influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi».
mercoledì, 17 novembre 2010
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