martedì 28 dicembre 2010

Padre Enzo Bianchi-I Segni nella vita

Di ogni discorso, di ogni parola occorre porgere l'orecchio, coglierne il significato o parte di esso, e poi osservarne i segni nella vita e se sono buoni farli propri. (D.O.)
Stralcio di una intervista ad Enzo Bianchi Priore comunità di Bose
Viviamo in un mondo in cui gli uomini e le donne non riescono
a decidere più nulla, in politica perché in realtà l’orizzonte politico sembra non più appartenerci ed è staccato ormai da quello che è il nostro quotidiano. Non siamo più capaci di decidere del nostro lavoro, perché orai anche il lavoro è determinato da tante leggi che ormai la globalizzazione ha imposto  e allora andare al centro commerciale e comperare qualcosa per molti è una scelta, si illudono di essere loro a scegliere ma in realtà scelgono quello che magari i Mass Media  il giorno prima gli hanno ispirato attraverso la pubblicità. Noi dobbiamo renderci conto che oggi con l’individualismo e l’omologazione è scomparso l’orizzonte della comunitas,  non c’è convergenza .
Non riusciamo ad avere un progetto politico sulla nostra società in convergenza , pur nella pluralità delle scelte, lo vediamo a tutti i livelli, tutti si dividono, si contrappongono,  diventano nemici , c’è il disprezzo l’uno dell’altro, non ci si ascolta.  La barbarie incipiente è questo il livello della nostra società. In questo senso io credo che la cristianità, soprattutto  la comunità monastica ha un grande messaggio da dare agli uomini di oggi, perché qua c’è  il cammino di come si fa a stare insieme, accettando innanzitutto un’epifania delle proprie debolezze , delle proprie mancanze. Quando si è in comunità c’è l’epifania dei miei limiti, non può esserci comunità se non c’è questa epifania altrimenti c’è ipocrisia , c’è la maschera e poi l’accettazione dell’altro nella sua diversità che è un lavoro difficile , faticoso, l’altro è altro.
Gli altri diceva Sartre sono l’inferno.  Ecco, come mutare il volto dell’altro che non sia il volto dell’inferno ma il volto di un dono, il volto di qualcosa che ci arricchisce e non invece ci svuota,  ci depotenzia, o ci ruba qualcosa. Solo insieme Si comincia a sperare, nessun uomo è abilitato a sperare da solo. La speranza c’è quando c’è un orizzonte comune e se c’è una speranza comune noi possiamo costruire insieme, progettare insieme, possiamo sognare insieme, possiamo davvero  cercare davvero di rendere il mondo insieme più abitabile. Ma se non c’è questo c’è barbarie e in qualche misura noi ci disumanizziamo e finiamo di vivere una vita che non trova senso o addirittura si nutre soltanto di un contenzioso, di un’inimicizia che rende le nostre vite grame e vuote.

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