domenica 22 maggio 2011

Il Caleidoscopio inceppato


E’oramai certo, questo è il tempo degli scandali e della pochezza. A differenze di altri tempi, non sono più percepibili quei segnali che denunciavano quella vitalità di fondo presente in molti ambienti, da quello culturale a quello sociale finanche a quello economico. La vitalità era così diffusa che zampillava per le strade, dai muri e da ogni dove. Nella pittura, nel cinema, nella musica, nello stile, nel vestirsi, nelle filosofie e persino nella pettinatura vi erano segni evidenti di rinnovo.
Al nostro tempo è come se si fossero spente le luci e tutti vagassero  in una sorta limbo, in una terra che non ha più il sapore dell'ingegno. Ciò che è cambiato è la spinta propulsiva, la vista dell’orizzonte, le pulsazioni della migliore gioventù, il desiderio di raggiungere quel punto lontano che caratterizza la speranza di ognuno di noi. Non è unicamente una questione di mezzi ma è anche una questione di prospettive, di progettualità, è la mancanza di quelle linee geometriche astratte che si sperimentano percorrendo la strada del desiderio oggi  sostituita dalla rassegnazione. Si è inceppato il caleidoscopio della vita di molti che privi di occasioni si pongono verso di essa  in termini di sopravvivenza,  quasi unicamente alla ricerca di mezzi di sussistenza che per molti significa vivere alla giornata.

 (Il caleidoscopio è quell’oggetto fatto di specchi e pezzi di vetro colorati attraverso il quale la luce che passa viene filtrata e ripartita in tantissimi altri fasci luminosi. Proprio come dovrebbe essere la cultura, la vita e il futuro di tutti noi). La staticità è visibile in diversi campi, rende nulla la forza, attanaglia la spinta  propulsiva di molti soprattutto dei giovani che cessano di cercare lavoro, perché tanto non ce n’è. Non vale neppure la pena  partecipare a concorsi, nè di cercare una casa dai costi proibitivi, quando le suole delle scarpe sono consumate dal tanto cercare: ed allora perché studiare, perché muoversi per poi vedersi sbattere centinaia di porte in faccia o veder arrivare sempre altri ai primi posti nelle graduatorie  in concorsi pilotati, ora a vantaggio del figlio del rettore, ora del dottore, del notaio, dell’amico degli amici e così via. 


Molto di tutto ciò, si può rimuove con direttive il più possibile egualitarie, con  politiche di investimento che come l’obiettivo intendono raggiungere i giovani, culturalmente, socialmente. Abbassando il livello della cultura di massa si ottiene solo gente più manovrabile ma più incazzosa, più disposta al “tanto che ho da perdere? Non per queste vie si cresce, né tanto meno rinunciando a  formulare progetti, investimenti, prospettive. Accade allora, che se un’intera nazione di precari raggiunge la soglia del massimo disagio sopportabile, essa  si oppone, si ribella ed allora non bisogna chiedersi cosa  ha generato tale protesta. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a dicembre è salito al 29% dal 28,9%,  ed I lavoratori con contratti “flessibili” oggi rappresentano il 43% sul totale nelle nuove assunzioni nel 2010, in aumento rispetto al 2009 (41,4%). 

I giovani guardano al futuro rubato, ai privilegi che la casta politica beneficia  paragonandola alla propria condizione e lo scarto è tale da rendere nullo qualsiasi tentativo di mediazione, soprattutto in periodi di crisi grave come questo. Un esempio emblematico- ad un parlamentare bastano 2 anni e mezzo di carica per percepire un vitalizio che un operaio addetto alla catena di montaggio non raggiungerebbe neppure dopo quaranta anni di contributi.  I giovani Indignati guardano alle corruttele, alla diseguaglianza, alla mancanza di prospettive, di risoluzioni dei problemi  della nazione, agli scandali che si susseguono senza soluzione di continuità. Oggi osservano un governo auto referente, sentono  cose inenarrabili, nomine di favore,  vedono pregiudicati e pluri inquisiti occupare o essere proposti a cariche elettive pubbliche. Osservano il  mercato delle poltrone, vedono promulgate leggi su misura, vedono che il controllo della maggior parte dell’informazione è in mano ad un solo uomo, e non lo trovano né giusto né onesto è neppure democratico. 

Nel contempo si  continua a produrre cortine fumogene sui fatti, si utilizzano slogan che sgorgano come rigurgiti gettati in faccia alla popolazione di cui parte di essa ha imparato a nutrirsi. I mille rivoli degli artigiani, dei piccoli imprenditori poi è continuamente sottovalutato, sottostimato se non addirittura ignorato. E dov'è finita l’unità della nazione, i principi cementanti, l’orgoglio. L’architrave della Costituzione scritta da giganti, viene incessantemente martellata alle sue basi da tanti piccoli nani e le colonne del paese vengono fatte tremare. A difendere la Grande Carta solo dei cani da guardia, il cui latrato ci sveglia di tanto in tanto quando  abbaiano contro iene e sciacalli che la minacciano. Ma noi….. noi ci aspettavamo di sentire il ruggito di leoni e dietro loro accorrere la maggioranza del popolo Italiano che invece è dormiente. Noi…come altri, noi siamo semplicemente indignati.

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