mercoledì 23 febbraio 2011

Panta Rei - Tutto scorre anche nella Terra dei Dormienti


( Il dormiente, di S. Caramagno)
Strana gente gli italiani-Riescono a farsi passare sulla testa cose di una gravità enorme senza fare una smorfia e sono capaci di ammazzarti se gli freghi il parcheggio o gridi slogan contro la loro squadra di calcio. Nel Paese nato dalla Resistenza e prima ancora,  dal sangue di uomini che con la vita hanno unito l’Italia,  pochi sembrano essersi  accorti delle 40 leggi ad personam o della stagnazione economica e tutto pare stabile, dormiente.
A noi, non basta sapere che la pubblicità, fonte immensa di ricchezza, sia monopolizzata, che vi sia un ampio controllo delle televisioni e di giornali, che vi sia uno scontro frontale con uno dei tre poteri dello Stato quale quello della magistratura per indignarci. Non ci frega più di tanto sapere  che i posti in parlamento sono terminati per il numero eccessivi dei componenti,  non ci interessa neppure dei loro favolosi stipendi, se sono dei pregiudicati o  pluri inquisiti, li consideriamo  semplicemente dei fortunati (visto gli stipendi, privilegi, pensioni) invece che rappresentanti del popolo. Possono godersi la loro fortuna, basta che non ci tocchino, e con l’idea della promessa che questo governo non avrebbe aumentato le tasse dirette, ce ne andiamo a letto tranquilli pensando all’acquisto di un fuoriclasse del calcio nella prossima stagione. Eppure,.. accade sempre. Anche quando nulla sembra muoversi, e tutto pare immobile,  qualcosa si incrina e  ciò che pareva fermo inizia a scorrere .  E chi lo dice? ” Panta rei-Tutto scorre e tutto fugge, nulla permane, diceva [Eraclito]”.  E’ la storia che ce lo dice, è la natura delle cose che lo esige, costi quello che costi, a qualsiasi prezzo, ma avverrà. Ce lo dice il fumo che si leva all’orizzonte, le grida che si levano dalla riva opposta del mare di Sicilia  che un popolo ha un limite di sopportazione oltre il quale non è disposto ad andare. E’ solo una questione di tempo e di sopportazione. Vi è un limite  oltre il quale gli individui  non vanno e arriva il momento in cui essi si ribellano e pongono il petto davanti alle lance, ai fucili, ai carri armati, sopportando la prigione anche a rischio di perdere ogni cosa. Nel nostro tempo tutto pare, tranne che, né B, nè la sua coalizione di fronte allo scontro frontale con la magistratura  vogliano arrestarsi, neppure dopo il monito e  le esternazioni  del Presidente Napolitano. Chi tocca la Costituzione, scritta da giganti, deve farlo con molta cautela ed il più ampio consenso,  soprattutto per i capitoli che riguardano le istituzioni, la loro indipendenza, e mettere la Magistratura sotto il controllo dell’esecutivo, porta ad un tutt’uno dei poteri e questo non è cosa bella nè giusta e neppure democratica. Di fatto, se ciò avvenisse la Repubblica ne sarebbe stravolta trasformandosi in un Sultanato. Se oggi il pane si chiama ancora pane e il vino ancora vino, se ciò avvenisse, la Repubblica si dovrà chiamare Sultanato. In Esso avremo quindi un Sultano, e sotto di lui i Gran Vizir; un uomo solo, ricco, potente, che, se gli riesce, avocherà a sé più di un potere  dello stato(esecutivo e giudiziario). Ora, il timore è che se ciò avvenisse, la cosa potrebbe non essere digerita  dai cittadini Italiani, i quali pur avendo dato dimostrazione di digerire di tutto, potrebbero svegliarsi dalla narcolessia in cui sembrano caduti, e  B. (con i suoi parlamentari), si ritroverebbe nella stessa situazione di Mubarak o Gheddafi,  nella quale potrebbe giocarsi il tutto per tutto.  Il sangue che scorre nelle terra di Libia in questi istanti e quello già versato in Egitto, dimostra chiaramente che la Democrazia non te la regala nessuno e va difesa da ogni attacco. L’indifferenza lascia la democrazia in poche mani che, prive di un organo di controllo, decidono le sorti della nazione: l'indifferenza strozza l’intelligenza ed è nemica della democrazia.

 Da Wiky- Gran Vizir-Incaricato senza altro vincolo che non fosse quello della volontà sovrana del Sultano di gestire ogni affare di Stato, il gran vizir non era revocabile se non dal Sultano stesso. Custode del sigillo imperiale, egli poteva convocare gli altri vizir di grado gerarchicamente subordinato in un consiglio chiamato «vizir della cupola» ( Kubbealtı vezirler ), in riferimento all'architettura della sala del Palazzo sultaniale in cui esso si riuniva.

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