Pur utilizzando tutta l’apertura mentale di cui disponiamo, credo che non riusciremo a digerire a lungo e più di tanto gli sfottò e le bizzarrie della Lega Nord. Dagli slogan razzisti anti Italiani alla scuola di Adro, tappezzata di simboli leghisti, dalle strisce pedonali verdi per finire a cose più serie quale la proposta legislativa di istituire un esercito regionale. Alla lega non è bastato sputare sulla bandiera,
sull’Inno degli Italiani, di insultare i meridionali, la Roma ladrona, nella quale si è accomodata nei salotti con l'arroganza e la rozzezza che le è tipica. Familismo politico, degenerazione di Patria, e poltrone a gogò. La lega in tutto il ventennio di governo in carica ha tenuto il gioco al Berlusconisco, a tutte le 40 leggi ad personam promulgate, processo breve e legittimo impedimento compreso. Senza di essa nessuna di queste leggi avrebbe potuto vedere de luce. Mai un dubbio, un’incertezza e neppure senza tanto, mistero ci viene svelato che in cambio del federalismo sarebbe stata disponibile a tutte le proposte avanzate dai commensali che siedono alla ricca mensa della spartizioni di cariche e poltone in ogni dove.Questo è quel che resta del giorno, queste è ciò che essa intendeva come alta politica; per quanto riguarda il resto, i meridionali e gli extracomunitari, un secco fora di ball. Tutto ha dimostrato tranne che una innovazione di costumi, di pensiero e di politica. Dopo aver seminato razzismo e come vessillo la divisione dell’Italia ora se ne escono con questa proposta da megamente. Con questi chiari di luna, con il paese fermo grazie anche al loro prezioso contributo, con l’economia che non vede nessun spiraglio di luce, il precariato, il parlamento avvitato sul caso Berlusconi di ieri di oggi e di domani, ecco la proposta di cui l’Italia aveva bisogno:
l’Esercito regionale. “Un esercito che sia pronto a intervenire in caso di calamità naturali, di gravi attentati, di incidenti alle infrastrutture o ai siti produttivi e per mantenere l'ordine pubblico qualora il consiglio dei ministri o i governatori regionali lo deliberino”. La prima cosa che viene da pensare oltre ad una analogia col il tempi dei Comuni e delle Signorie, (che possedevano piccoli eserciti sempre in lite tra loro) è che se le regioni non andranno in accordo su qualche questione potrebbero utilizzarli in piccole guerre interne proprio come nei Comuni nel XIII secolo.
La maggiore debolezza della vita comunale nel medio evo è la mancanza di tranquillità interna, conseguenza inevitabile delle competizioni tra le parti sociali per la conquista del potere. Nel secolo XIII vediamo infatti i maggiori Comuni italiani, benché fiorenti di attività e di ricchezze, travagliati da continue discordie tra nobili e borghesi, tra famiglia e famiglia, tra popolo grasso e plebe, tanto che la normale vita cittadina è continuamente turbata da sconvolgimenti. Ad ogni vago allarme suonano a stormo le campane; da ogni parte arriva gente, si viene alle armi per le strade e le piazze, si corre alle case dei nemici, si assalta, si devasta, s'incendia. Tutti sentono la mancanza di un governo forte, che al di sopra delle competizioni di classe, sappia dare alla città una pace duratura col rispetto delle leggi e con la forza delle armi. Così la democrazia comunale, che è già arrivata allo sfacelo, lascia libero il campo al dominio di uno solo; al Comune si sostituisce a poco a poco la Signoria.
Ora è chiaro che si può e si deve discutere di tutto, ma deve essere altrettanto chiaro con chi, come quando e in che modi, e se è il caso, e siccome nessuno vuole passare per fesso capiamo tutti bene dove la Lega vuole andare a parare con queste uscite; il secessionismo.
Ora è chiaro che si può e si deve discutere di tutto, ma deve essere altrettanto chiaro con chi, come quando e in che modi, e se è il caso, e siccome nessuno vuole passare per fesso capiamo tutti bene dove la Lega vuole andare a parare con queste uscite; il secessionismo.
Vi è poi una sostanziale differenza tra uno stato e una regione se non altro in termini di superficie da controllare e, a giudicare dalle simpatiche e scherzose esternazioni circa i fucili pronti per la secessione, le pallottole promesse ai giudici, e alle migliaia di volontari pronti a ricorrere alle armi, si potrebbe dire che una eventualità simile sarebbe davvero da scartare soprattutto se il comando delle legioni è nelle mani di gente con simili propositi bellicosi più o meno reali. Resta il fatto che la Lega, ha pensato bene di non proferire verbo, non una parola contro i condannati o pi pluri inquisiti seduti accanto a loro negli scranni del parlamento, neppure su quelli che su cui gravava un mandato di cattura. Neppure sui doppi, tripli e quadrupli incarichi. Non un legge, ne due, dieci e neppure quaranta ha generato il loro il sospetto di tirannia, di despotismo; nulla complici fino alla fine.
Hanno sbraitato, ringhiato, minacciato ogni cosa per poi ritrovarsi seduti comodamente a spartirsi poltrone e privilegi assieme ad altri di cui prima erano i nemici giurati. Anche la proposta di sostituire l'inno Nazionale che in aggiunta all'imprecazione di pulirsi il sedere con la bandiera Italiana è uno schiaffo insopportabile. Mi torna in mente ... (Il cambio dell'inno della fattoria da "Animali di Inghilterra", sulla liberazione di tutti gli animali di Inghilterra dall'oppressione, con un nuovo testo che inneggia alla persona di Napoleon, il maiale) ed anche.. -("Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri"). Ancora una volta George Orwell aveva visto lontano e la sua visione, “La fattoria degli animali" bene descrive anche questo momento storico in cui i nuovi rivoluzionari, i maiali, bene rappresentati dalla Lega, siedono assieme agli uomini al potere. IL MOMENTO è ben descritto in questo passaggio finale del racconto- Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due. D.O.
PS: La fattoria degli animali- Un libro che ti cambia la vita- per chi non lo conosce sotto un breve riassunto- Qui il link del libro intero.
un pò di musica durante la lettura-
Gli animali della Fattoria Padronale (Manor Farm in lingua originale), maltrattati e sfruttati dal loro padrone, Jones, vengono a conoscenza del sogno di un vecchio e saggio verro della fattoria, chiamato Vecchio Maggiore e rispettato da tutti. In questo sogno, gli animali erano liberi dal giogo dell'uomo, i soli artefici del proprio destino. Infatti, il Vecchio Maggiore, oltre a riferire il suo sogno, fa notare a tutti gli animali della fattoria come il loro unico nemico sia l'uomo, l'unico animale che consuma senza produrre, arrivando a formulare questa massima: «tutto ciò che ha quattro gambe o ali è buono, tutto ciò che ha due gambe è cattivo», sintetizzato dalle pecore in «quattro gambe buono, due gambe cattivo». Per concludere il suo insegnamento, il Vecchio Maggiore insegna agli altri animali un canto che aveva appreso da piccolo e che profetizzava la liberazione degli animali in un tempo futuro.
Il signor Jones, diventato ormai un alcolista, trascura sempre più la fattoria fino a quando un giorno agli animali non viene data la razione di cibo e le mucche non vengono munte; non resistendo più, gli animali sfondano i recinti per andare a cibarsi da soli, mentre Jones e gli altri uomini si scagliano contro di loro. Spontaneamente gli animali iniziano a combattere contro gli umani e riescono a cacciare questi dalla fattoria, che diventa di loro esclusiva proprietà.
Ma ben presto emerge tra loro una nuova classe di burocrati sfruttatori, formata dai maiali, (gli stessi che avevano incitato il "popolo" a ribellarsi dall'oppressore) che con la loro astuzia, il loro egoismo e la loro cupidigia si impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più ingenui e semplici.
Tra questi i più potenti sono Napoleon e Palla di Neve, i quali aspirano a concentrare tutto il potere nelle loro mani.
Napoleon si circonda di un gruppo di cani che come sue milizie, scacciano Palla di Neve, e uccidono chi non è d'accordo con lui.
Il dittatore con furbizia fa poi ricadere tutte le colpe sull'esiliato Palla di Neve e si attribuisce invece tutti i meriti (come ad es. il progetto della costruzione del mulino, che poi fallisce miseramente, e anche in questo caso il crollo dell'edificio viene fatto passare come un atto terrorista di Palla di Neve).
Inoltre tradisce anche i suoi sostenitori come Gondrano, il cavallo, che conduce al macello quando non è più utile ai suoi progetti.
Gli ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione sono traditi da un unico comandamento che si sostituisce agli altri sette: Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.
La frase che conclude il racconto (…le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.) è un modo ironico di Orwell per sottolineare l'utopia del comunismo, in quanto nessun uomo riuscirà mai a debellare il desiderio di potere.
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