Una legge universale e la natura ci danno
conforto nel più grande degli esempi, con il Caos primordiale, dove il disordine
cerca l’ordine, lo squilibrio, l’equilibrio. Nel caos, nello squilibrio, per
avere armonia occorre riequilibrare gli elementi. E cos’è la malattia se non una rottura
dell’equilibrio. L’equilibrio è l’osservanza delle regole, le regole del gioco
e ciò varrebbe in quasi tutti i campi. Se le regole non vengono osservate o
cambiano improvvisamente, si genera involuzione che potrebbe essere anche
culturale,
che porterebbe ad uno stato di sofferenza, di disordine, cioè verso il caos. Troppo freddo ci fa ammalare, così la denutrizione e in egual modo le carenze affettive o la mancanza di libertà, di democrazia, oppure di regole sociali: tutti stati in cui il disagio in qualche modo non mancherà di manifestarsi.
Questo vale anche nella società, dove ogni singolo
individuo deve possedere un suo equilibrio, così pure la collettività un
equilibrio collettivo. La collettività possiede una percezione collettiva, una
coscienza collettiva. Se volessimo rendere evidente la coscienza collettiva
potremmo per esempio, semplificandola, guardare al tifo calcistico, o in un
ambito più appropriato, alla protesta generale, allo sdegno o alla solidarietà,
che ne rappresentano le caratteristiche per eccellenza. L’inosservanza
delle leggi di un individuo generano tensione nel gruppo e le leggi, gli
accordi, altro non sono che “regole di comportamento rivolte ai consociati”. Le
regole possono essere cambiate e a volte è necessario, ma
sconvolgerle improvvisamente e in modo arbitrario non può essere
accettato a cuor leggero.
Lo scontro sarà inevitabile e se non interverrà la
ragione, se non saranno condivisibili, a vincere sarà il più forte o il più
astuto come avviene tra le fiere in natura dove una soccombe e l’altra vince.
Le leggi sono contenute nei codici e guai se non vi fossero a regolamentare la
vita nella società. Anche i contratti di lavoro sono accordi per intendersi sul
valore delle prestazioni di lavoro. E se non ci fossero? Se non vi fossero
retrocederemmo: e perché dare uno stipendio allora? Inteso arbitrariamente, il
lavoro potrebbe essere retribuito con una manciata di riso, nessun giorno di
riposo, nessuna malattia riconosciuta, nessuna pensione: solo un pugno di riso,
solo la legge mia o di pochi. Quando non c’è equilibrio e armonia si ritorna al
caos.
Quando si preleva troppo dalla natura si genera
dispnea, la povertà degli elementi essenziali, ed ancora … troppi gas
produrranno troppo inquinamento, troppe strade troppe auto e smog, troppo
consumo di suolo la morte dell’agricoltura. Ciò detto, credo sia valido sia
per le società, quali aggregati di persone che per l’ambiente, per la natura ed
il prelievo delle sue risorse, l’aria, l’acqua ed il suolo, il mondo fino
all’universo intero. Quanto fin'ora affermato potrebbe sembrare una banalità e forse lo è, ma è
nella banalità che arriveremo a bere veleno come preziosa acqua di fonte, che
arriveremo alla tirannia come nuova ed evoluta organizzazione societaria, alla
sofferenza individuale, collettiva … se non si riportano le cose in
equilibrio.
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